Attualità e Testimonianza con d.Giampietro 19/09/20

 

Dal Corriere della Sera del 17 settembre 2020

La violenza nichilista tra i giovani

di Antonio Polito


Ci affanniamo a cercare l’«ismo» giusto, cui attribuire questa ondata di violenza gratuita, proterva, perfino estetizzante, che sta sconvolgendo la nostra estate. È fascismo? È razzismo, machismo, culturismo? È odio, è rabbia? Per quale ragione ogni argine morale sembra cedere, e a Vicenza si picchia un anziano perché difende una ragazza, e a Colleferro si ammazza un giovane perché difende un amico, e a Caivano si uccide una sorella perché ama? Ma c’è forse un altro «ismo» che abbiamo trascurato, e che precede e spiega tutti gli altri, ed è il nichilismo. Quella specie di intimità con il nulla (nihil in latino) che si sta impadronendo un po’ alla volta di tanti giovani. Che svuota di valore le loro vite, e le spinge a ribellarsi a ogni regola, anche quelle più elementari di umanità, perché tanto non c’è nulla per cui valga la pena. 

Il nichilismo, si sa, ha una lunga storia, filosofica e letteraria. Il suo avvento era stato profetizzato da Nietzsche, che aveva avvertito la «morte di Dio» e l’avvicinarsi della «catastrofe», consumata poi nella carneficina della Grande Guerra. L’aveva descritto Turgenev in Padri e figli, nella figura del giovane «che non presta fede a nessun principio, da qualsiasi rispetto quel principio sia circondato». L’aveva contrastato Dostoevskij, costruendo la grande figura tragica di Raskol’nikov, il giovane che uccide così, perché non sa che fare della propria vita, a che cosa dedicarla, e poi lo paga col tormento del pentimento. Forse oggi il nichilismo è anche più banale, come spesso accade al male. Ha perso la forza intellettuale di scagliarsi contro i valori, è meno ambizioso, ha spesso il volto di una «vita normale», ha scritto Julián Carrón. È un vuoto a perdere, assomiglia più a una lattina usata che a un’arma carica come la bomba che uccise lo zar Alessandro II, o la cintura esplosiva di chi si è fatto saltare in aria nelle vie delle città europee in segno di sprezzo per la vita.

Oggi il nichilismo si accontenta di riempire quelle menti svuotate di valori con qualche cosa che consenta loro di arrivare fino a fine giornata, che dia almeno un’apparenza lì dove non c’è più senso: che sia il culto del corpo dei due fratelli Bianchi di Colleferro (a proposito, quanto voyeurismo colpevole per quei tatuaggi, quei muscoli scolpiti, quanta oscena esaltazione del corpo maschile); o che sia il senso dell’onore familiare che ha fatto credere a Michele Gaglione di dover punire la sorella Maria Paola; o ancora la cultura predatoria di giovani maschi che si prendono il piacere sessuale con la forza, e puniscono le donne che ne rifiutano il possesso. Se il nuovo nichilismo è questo — assenza di valori — non ha neanche molto senso metterlo in relazione con la politica….

….Se di fronte a casi di cronaca talmente efferati, e ripetuti, la buttiamo in politica, rischiamo di non vedere la vera emergenza che essi denunciano: un’emergenza educativa. Si sa che educazione è termine più ricco di istruzione. La sua radice etimologica allude alla necessità di «guidare» il giovane, di «tirar fuori», «estrarre» ciò che di buono c’è in lui. È un processo complesso, che richiede innanzitutto degli educatori, cioè delle persone disposte a rischiare, per farsi amare e rispettare. Non si svolge tutto nella scuola, che ha molti altri compiti accanto a questo, ma si svolge specialmente nella scuola. Spesso a opera di singoli valorosi, quei «maestri» capaci di toccare il punto infiammato che c’è nel cuore e nella mente di ogni personalità in formazione, e fortunati quelli che una volta nella vita ne hanno incontrato uno.

Ma meno vanno a scuola i nostri giovani, meno hanno possibilità di fare incontri così. Meno sentiranno parlare di valori, meno avranno speranza di riempirsi di vita, invece che di falsi idoli. I ragazzi di Colleferro, quello di Caivano, l’aggressore di Vicenza, sono molto diversi tra loro, ma una cosa in comune ce l’hanno: non appartengono al ristretto numero di laureati che l’Italia può vantare, fanalino di coda in Europa, visto che solo la Romania ne ha meno di noi. Con questo non si vuol sostenere che l’istruzione terziaria metta al riparo dagli accessi di violenza, purtroppo sappiamo bene che non è così. Ma nel degrado progressivo del nostro sistema educativo, nella sua burocratizzazione, nella svalutazione del ruolo sociale dei professori e della loro autorità, oberati da cervellotiche direttive e pratiche inefficienze, nei tassi record di dispersione scolastica, c’è sicuramente una radice del male che si sta manifestando nella cronaca nera della nostra estate. E forse non è un caso che questa esplosione di nuovo nichilismo coincida quasi simbolicamente con la riapertura dell’anno scolastico, dopo una pausa troppo lunga per non lasciare traccia nello spirito pubblico della nazione. Speriamo che funga da monito. Speriamo che la scuola ci aiuti. Speriamo che ci ricordi che l’educazione non è solo una questione di banchi e supplenze, ma di idee e di valori.

Una considerazione:

Diceva Umberto Galimberti nel suo libro "L'ospite inquietante" del 2007:
"...un ospite inquietante, il nichilismo, si aggira tra i giovani, penetra nei loro sentimenti, confonde i loro pensieri, cancella prospettive e orizzonti, fiacca la loro anima, intristisce le passioni rendendole esangui. Le famiglie si allarmano, la scuola non sa più cosa fare. Solo il mercato si interessa di loro per condurli sulle vie del divertimento e del consumo, dove ciò che si consuma è la loro stessa vita, che non riesce a proiettarsi in un futuro capace di far intravvedere una qualche promessa..."

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