18 Novembre 2020 - Ricordiamo 76 anni fa il bombardamento su Vicenza

Vicenza 18 Novembre 1944 - La morte viene dal cielo


dal sito "segretidellastoria.wordpress.com" e da "Vicenza e i suoi caduti" (Walter Stefani)


Come ricorda Roberto Roggero in Bombe sull’Italia, l’allora Commodoro Sidney Osborne Bufton, a partire dall’estate 1943 contava di “sganciare tremila tonnellate di bombe in agosto, fino a ottomila in settembre e ottobre, quindi altre 6500 tonnellate a novembre e per ogni mese invernale, a seconda delle condizioni meteorologiche”. E tra gli obiettivi figurava anche Vicenza, importante snodo ferroviario e, cosa ancor più importante, sede di un aeroporto militare. Già altre cinque volte la città era stata colpita dalle bombe condotte dai velivoli inglesi e americani: fino ad allora, le vittime tra la popolazione era state qualche centinaia, 168 per la precisione, a fronte di tante altre città italiane che lamentarono fin da subito molte più vittime. Il sesto bombardamento colpì la città veneta il 17 novembre 1944, compiuto questa volta da trentotto velivoli della Royal Air Force britannica: tra i civili, vennero lamentate soltanto cinque vittime, avendo colpito le bombe l’aerea dell’aeroporto da cui decollavano i caccia dei piloti della Repubblica Sociale Italiana e della Luftwaffe tedesca. Alle 20.55 di quel 17 novembre 1944 un massiccio bombardamento colpì la città, ma sarà solo il preludio di quello del giorno successivo, che mieterà il maggior numero di vittime tra i civili: quella sera, erano state sganciate sull’aeroporto e nelle aree limitrofe oltre 105 tonnellate di ordigni ad alto potenziale.

Alle ore 10.00 del 18 novembre, quando molti abitanti, per lo più civili, erano intenti a rimuovere le macerie dalle strade per poter garantire una seppur minima circolazione di mezzi e persone, risuonarono nuovamente le sirene dell’allarme aereo. L’obbiettivo del bombardamento era sempre l’Aeroporto Dal Molin: in gruppi di diciassette velivoli per volta, i Bombardieri B24 Liberator della United States Air Force, rovesciarono un’impressionante valanga di fuoco, tra cui numerose “bombe a spillo”, di modeste dimensioni, ma che, una volta toccato il suolo, si frantumavano in centinaia di piccole schegge in grado di dilaniare e rendere irriconoscibili le persone. Scene dantesche si presentarono agli occhi dei soccorritori a bombardamento terminato: arti sparsi ovunque, persone decapitate, una lunga distesa di corpi che portava ai rifugi antiaerei che in tanti non riuscirono a raggiungere. Ma il dramma maggiore fu sofferto dal popoloso quartiere di San Bortolo, colpito dai lanci sbagliati e fuori obiettivo: anche l’ospedale non venne risparmiato, nonostante la grande croce rossa visibile dal cielo dai piloti e dagli osservatori aerei che puntavano i bersagli. E quel 18 novembre 1944, la città di Vicenza pagò il conto più grave di tutto il conflitto: furono accertati non meno di 317 vittime e oltre duecento i feriti, alcuni in maniera grave.

Scrive Walter Stefani in Vicenza e i suoi caduti: “Giovanni Zambotto, che assunse servizio all’Ospedale Civile due giorni dopo quel tragico 18 novembre, ricorda lo stato di prostrazione fisica di medici e infermieri dopo la lunga veglia, durata tre giorni, per assistere e medicare i numerosi feriti, molti dei quali morirono per dissanguamento. Il primario, Professor Giorgio Pototschnig, aveva operato ininterrottamente sino all’esaurimento delle forze, coadiuvato dalla sua equipe di chirurghi (Vasco Savegnago, Dino Giaretta, Bruno Cacciavillani, Artemio Zulian) che si dava il turno con altri medici, accorsi spontaneamente dalla città alla notizia del massacro. Vennero prelevati anche alcuni medici antifascisti incarcerati e portati, sotto la scorta dei Tedeschi, in Seminario, a dare il loro aiuto”.

Vedi Scheda 18 Novembre 1944 (fonte: ilterzonano.altervista.org)