Attualità e Testimonianza con d.Giampietro 30/01/21

 

Dal Corriere del Veneto del 26 gennaio 2021

SCEGLIERE CHI VA SALVATO

di Gabriella Imperatori

Ogni tanto, in tempo di pandemia, si ripropone il dilemma etico sulla scelta di chi curare e cercar di salvare quando le risorse (medici, infermieri, sale di terapia intensiva) scarseggiano, mentre non diminuiscono abbastanza i contagi e i decessi. Molti fra i sanitari, i virologi, gli immunologi e gli altri nuovi eroi dei talk-show, sostengono che è giusto e morale curare tutti, ma che in casi estremi (quando fra l’altro non si sono risparmiate e usate le risorse economiche necessarie) l’opzione diventa necessaria, per quanto dolorosa sia anche per chi ha il triste compito di decidere chi curare. Domanda: ma decidere in base a che cosa? Risposta più ovvia: chi ha maggior probabilità di vivere a lungo. E chi è? Altrettanto ovviamente i più forti, i più sani, i più giovani: questo criterio lo condividono spesso anche gli esclusi (meglio salvare mio figlio che me). L’alternativa si è sempre posta anche in guerra, e una pandemia come quella che stiamo subendo è una sorta di guerra contro un nemico invisibile, enigmatico e camaleontico, perciò particolarmente insidioso. Anche il diritto a essere vaccinati per primi impone una scelta: cominciando legittimamente dai sanitari, poi passando ai ricoverati nelle case di riposo, infine ai più fragili fra i quali i grandi vecchi.

Ma non tutti sono d’accordo su questa classifica degli «aventi diritto». C’è chi sostiene che sono i giovani a dover essere vaccinati per primi, e per due ragioni. Prima: perché si muovono di più, si assembrano più spesso, dimenticano di usare correttamente la mascherina (se la usano) e di lavarsi le mani. Insomma non rispettano sempre le regole e sono quindi più contagiabili e contagianti. Seconda ragione: perché, immunizzando loro, si creerebbe più rapidamente quella immunità di gregge capace di rallentare l’epidemia. Resta comunque il quesito se sia etico arrogarsi il diritto di decidere che dev’essere salvato solo chi è il più forte. In più, si dimentica spesso non solo che i vecchi - per fermarsi a questa categoria - son coloro che hanno creato il presente, con tutti i vantaggi (e gli svantaggi, certo) che offre rispetto al passato: progressi scientifici e tecnologici, case più confortevoli, diete più sane che permettono maggior longevità, miglioramenti anche nell’aspetto fisico, nella pratica degli sport e perfino nella più diffusa bellezza. Non basta. In molte famiglie sono i vecchi la colonna portante. Allevano i nipotini, aiutano economicamente, accendendo mutui o pagando bollette, e consentono perfino vacanze ai figli, rinunciando magari alle proprie. Finché possono, finché hanno energie psicofisiche; e a quel punto purtroppo spesso restano soli, o in compagnia di badanti, o reclusi in una delle case di riposo che sono in sostanza istituzioni chiuse. Si dice che è la vita a essere una ruota, forse con la deroga a qualche «vecchio maestro» che grazie a intelligenza superiore, a cultura e buona salute potrebbe diventare l’eccezione alla regola. Almeno finché i frutti della fortuna (e dell’impegno) non li abbandonano, facendo diventare anche loro quello che non dovrebbe diventare nessuno, come ricorda papa Francesco: degli «scarti».

Una riflessione:

Ogni vita è sempre comunque importante. Nessuno, in qualsiasi situazione si trovi, va considerato "scarto".

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