Attualità e Testimonianza con d.Giampietro 12/03/21

Dal Corriere della Sera del 12 marzo 2021

Perchè non concedere una lunga vacanza di Pasqua ai bambini della primaria? 

di Susanna Tamaro

Gentile ministro Bianchi, il nuovo rapido incremento di casi di contagio da Covid ha spinto il governo a sospendere le lezioni in presenza anche alla scuole primarie. Si parla di un paio di settimane, una situazione dettata dall’emergenza che però ha gettato le famiglie in uno stato di profondo disagio.

L’Italia, infatti, non è fatta solo di città, in cui le connessioni sono ottimali, ma di montagne, colline, boschi, campagne dove in molti casi Internet non arriva. E non solo. La maggioranza delle famiglie ha più figli, abitazioni ridotte e un solo computer a disposizione — non tutti possono infatti permettersi di comprarne altri — e anche quando ne hanno, spesso bambini e ragazzi sono costretti a connettersi nello stesso ambiente con conseguente impossibilità di concentrazione.
Se poi anche i padri e le madri lavorano in smart working la situazione rischia di diventare davvero ingestibile. Nel caso invece in cui i genitori abbiano dei lavori in presenza, sono costretti a mettersi in ferie forzate perché i bambini delle scuole primarie, a differenza dei ragazzi delle superiori, non sono in grado di gestire la Dad da soli.

Una grande quantità di persone ha lavori precari, stipendi divorati dalla cassa integrazione e perdere una giornata di lavoro per seguire un bambino di sei o sette anni davanti a uno schermo è un danno economico ormai insostenibile. Qualcuno cerca aiuto nei nonni e per fare questo, oltre a far correre loro il rischio di avere un piccolo untore in casa, è costretto a dribblare i controlli per uscire dal proprio comune e magari anche dalla regione per raggiungerli, aggiungendo ansia all’ansia.
Ora la domanda che mi viene spontanea è proprio questa: abbiamo davvero bisogno di costringere i bambini alla Dad, creando una situazione di ulteriore stress?
Davvero il loro percorso di studi ne risentirà in maniera importante per una sospensione di due o tre settimane?
Esistono ormai decine e decine di studi a livello internazionale che parlano della nocività dell’uso di questi mezzi e dell’impossibilità di imparare davvero qualcosa in modalità virtuale nella prima infanzia. Il cervello che rimane online per molto tempo subisce infatti dei danni organici e, più il bambino è piccolo, più i danni sono devastanti. Nulla si fissa nella memoria, nulla si riesce davvero a imparare. Ma non è l’unica ragione.
Dare un tablet a un bambino di sei, sette anni vuol dire offrirgli un mondo di tentazioni a cui sarà sempre più difficile farlo rinunciare. Quando si esaltano le possibilità di questi mezzi, bisogna sempre ricordarsi che tutte le grandi menti della Silicon Valley mandano i loro figli alle scuole steineriane nelle quali è bandito ogni strumento elettronico e l’apprendimento passa unicamente attraverso la creatività e l’uso delle mani.
Qual è dunque la via migliore per stabilizzare un sapere?

Pubblichiamo questa interessante riflessione sulla didattica a distanza applicata ai bambini della primaria.

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