Attualità e Testimonianza con d.Giampietro 30/08/20

Dal Messaggio del Presidente dell'Istituto Toniolo S.E. Mons. Mario Delpini in occasione della 96 Giornata per l'Università Cattolica e in preparazione al Centenario dell'Ateneo.




Caro cattolico italiano,

mi permetto di raggiungerti con questa domanda un po’ indiscreta e provocatoria, perché mi sembra una questione troppo trascurata e troppo necessaria. Siamo stati travolti dalla pandemia. Le abitudini sono state sconvolte, ciò che era ovvio è risultato impossibile, i luoghi comuni si sono rivelati sciocchezze, le pratiche rassicuranti si sono rivelate pericolose. Siamo stati travolti non solo dalla pandemia, ma anche da un’alluvione di parole, di allarmi, di previsioni catastrofiche; confusi con rassicurazioni sospette e slogan pittoreschi: “Andrà tutto bene”; “Niente sarà più come prima!”.....

Ci vorrebbe un pensiero.

La questione del pensare sembra infatti un po’ fuori moda e persino piuttosto bizzarra, eppure centrale in questa nostra epoca. Il pensiero si applica con successo in tanti campi e produce risultati meravigliosi. L’intelligenza si applica al calcolo, alla progettazione, alla previsione, alla ricerca di soluzioni di problemi tecnici, finanziari, sanitari, sociali. I risultati sono veramente stupefacenti e l’umanità può esserne fiera. Coloro che sono indaffarati e orgogliosi di questa applicazione dell’intelligenza sentono forse con un certo fastidio la domanda sul senso di quello che si sta facendo. I risultati ottenuti e il profitto che ne consegue bastano a giustificare l’impegno. Chiedersi “perché?” può risultare un fastidio, una distrazione, l’invadenza di una pretesa che viene da un altro mondo, che parla un’altra lingua. Si può insinuare il sospetto che si voglia porre un limite, imporre un criterio estraneo, proprio in quel campo in cui per condurre oltre la ricerca, il limite deve essere superato e il criterio è il risultato. 

Mi faccio invece voce di una sapienza che ha percorso i secoli e che si propone come una presenza amica ad ogni buona intenzione e ad ogni buon uso dell’intelligenza. E perciò domando: cattolico italiano, che cosa pensi?.....

I testi in cui si consegna all’umanità la rivelazione cristiana, nel suo inscindibile legame con la rivelazione custodita dalla tradizione di Israele e la tradizione cristiana che li ha infaticabilmente approfonditi in tutti i contesti culturali, in tutte le lingue in cui il cristianesimo è stato accolto, convincono anche la nostra generazione a non censurare le domande ultime, a non rassegnarsi a subire il limite imposto al pensiero dal pregiudizio che “verità” sia una parola sospetta e che l’evidenza più indiscutibile sia la destinazione di ogni essere vivente a morire. Nella tradizione biblica e cristiana si propongono testi di inesauribile fascino e profondità per condividere con i fratelli e le sorelle la visione del mondo, della storia, della vicenda umana: l’intenzione di Dio iscritta nella creazione, la vocazione personale a vivere, ad amare, ad essere felici, la promessa di vita eterna. Insomma la verità della vita è che è un dono, una responsabilità, una promessa. Ma la pandemia ha contribuito a insinuare il sospetto che Dio sia assente o, addirittura, che per una qualche strana ragione sia all’origine del male. Perché ci è capitato questo? Perché Dio non ha fermato il virus? Perché? Perché?.....


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