Attualità e Testimonianza con d.Giampietro 08/06/21

 

Da Famiglia Cristiana del 6 giugno 2021

Quei piccoli corpi sulla spiaggia, vittime della cultura dello scarto 

di don Carmelo La Magra (parroco di Lampedusa)




Gli eroi e i tiranni, ciascuno a suo modo, passano sempre alla storia. I nomi dei potenti vengono incisi sulla pietra mentre il nome dei piccoli e dei poveri viene segnato per breve tempo sulla sabbia per poi essere dimenticato. E' proprio sulla sabbia che, sempre più spesso, il mare ci riconsegna i corpi dei piccoli, così come ci restituisce gli scarti dei nostri consumi.
E' quella che da papa Francesco abbiamo imparato a chiamare «cultura dello scarto» la responsabile della morte dei bambini trovati sulle spiagge libiche, che temporaneamente ci indigna.
I bambini di Zuwara, come il piccolo Alan Kurdi trovato morto sulla spiaggia turca, o ancora il piccolo Yusuf a Lampedusa, sono il segno triste e infinitamente doloroso di una umanità che continua a vivere sulla difensiva e non ha ancora imparato l'arte del prendersi cura. 
II Nord dei potenti non è impaurito dallo straniero, accolto e riverito quando si tratta di un partner economico e di un alleato politico, ma dai poveri e dagli indifesi dai quali si protegge come dall'invasione di eserciti minacciosi. Continua a ripetersi la vicenda di Erode, terrorizzato da un Bambino che ha il potere di destabilizzare ogni nostra presunzione di superiorità morale e storica. 
Nel trentesimo anniversario della ratifica della Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza da parte dell'Italia (27 maggio 1991) ancora poco si è fatto perché tutti i bambini abbiano realmente gli stessi diritti. Recentemente è cresciuta la preoccupazione dell'opinione pubblica per un grande numero di migranti arrivati a Lampedusa in poche ore, scalpore e sdegno per i duemila arrivati, ma nessuna parola per le centinaia di morti. 
Si potrebbe pensare che diano più fastidio gli uomini, le donne e i bambini arrivati in vita che quelli che non ce l'hanno fatta e che, in fondo, non sono più un nostro problema. Cessata l'onda emozionale estemporanea, si torna a rimuovere il pensiero senza prospettare vere soluzioni, fino a quando un altro corpicino, uno dei piccoli del mondo, verrà nuovamente riconsegnato dal cimitero liquido del Me- diterraneo. «E il tempo della vergogna», ha detto papa Francesco, commentando la morte dei migranti al largo delle coste libiche per mancanza di soccorso. 
Una narrazione del fenomeno migratorio, difensiva e securitaria, solamente strumentalizzata dalle parti politiche e che non ha portato a nessuna soluzione concreta, non farà altro che continuare a provocare sofferenza e morte. L'unica vera soluzione è un cambio di prospettiva: impariamo a guardare il mondo dal basso, dalla parte dei piccoli e delle vittime, altrimenti nessuno ci salverà dal giudizio puntuale della storia e da quello definitivo di Dio: «Tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l'avete fatto a me» (Mt 25,45).

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