Il cuore grande dei veneti
Attualità e Testimonianza con d.Giampietro 24/11/21
Dal Corriere del Veneto del 19 novembre 2021
Il cuore grande dei veneti
di Giandomenico Cortese
Il dialogo sociale tra istituzioni, associazioni varie, e l’umanità di questo nostro territorio è un dato ufficiale, una consuetudine trasferire con consapevolezza del trasformare l’«io in noi».
La cultura del dono è una pratica dell’alfabeto dell’amore, proprio perché promuovere cultura significa costruire una visione, abituare a lasciare qualcosa di più di quanto abbiamo trovato. Dono e discernimento, dunque. Il dono è la testimonianza di libertà e umanità, e ci fa consapevoli che l’avanzare in salita, come impone la nostra quotidianità, spesso in solitudine, col sacrificio del salire, ha bisogno di incontrare gesti, di percepire attorno della presenza di persone generose che ci accompagnano, magari silenziosamente, facendoci intendere quel «ci siamo pure noi!» che offre speranza. Soprattutto, come insegnano le «città del dono», se l’impegno profuso si nutre di delicatezza, compassione, sensibilità, dolcezza, comprensione, in una parola, accoglienza.
Qualche anno fa Stefano Lorenzetto, per Marsilio editore, ha dato alle stampe una trentina di ritratti di personaggi non tutti celebri di questa terra, che per 1.100 anni fu «nazione». Lorenzetto spiega: «Per capire davvero un luogo bisognerebbe esserci nati», e nel suo definirci ha ben colto il carattere: «I veneti che mugugnano ma sgobbano, che protestano contro la rapacità dello Stato ma pagano le tasse, che sognano l’indipendenza ma non si appellano mai a vallate in armi, che si mostrano sospettosi con gli stranieri ma ne accolgono più di qualsiasi altra regione d’Italia dopo la Lombardia, che non sono ancora pronti a fondere il bianco col nero ma continuano a mandare missionari a morire in Africa, che tirano su capannoni ma si struggono di nostalgia per le ville palladiane, hanno ancora questa enorme fortuna di ricordare da quali sacrifici è scaturita la loro ricchezza di vivere come se tutto fosse in prestito, come se l’incantesimo potesse rompersi da un momento all’altro».
Già, «Cuor di Veneto».
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