San Giuseppe, l'amore di un padre
Attualità e Testimonianza con d.Giampietro 04/03/22

  

Da Portavoce di San Leopoldo Mandic Marzo 2022

San Giuseppe, l'amore di un padre

di Giovanni Lazzara


Uno dei tratti più caratteristici della passione e morte di Gesù è la totale coerenza con una vita spesa per amore, giorno dopo giorno. San Paolo scrive che Gesù si è fatto «obbediente fino alla morte e a una morte di croce» (Fil 2,8). Obbediente a chi? Obbediente alla volontà di Dio Padre, al suo amore fedele per l'umanità. Un giorno, all'invito a mangiare rivoltogli dai discepoli, Gesù rispose: «No: "il mio cibo è fare la volontà del Padre"» (cf. Gv 4,31-34). Facendo così capire che la volontà di Dio per lui era «come il cibo, quello che gli dava forza, quello che gli permetteva di andare avanti» (papa Francesco). Ora, l'amore fedele può costare molto. Nell'orto degli ulivi, si vede quanto l'obbedienza di Gesù sia stata anche dolorosa: «Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu» (Mc 14,36). Gesù è morto per amore, in obbedienza al Padre del Cielo. 

Ma forse c'è di più? Nell'affrontare la passione, Gesù stava obbedendo non solo al suo Padre celeste. Stava seguendo anche Giuseppe, il padre "terrestre".
È quanto sembra suggerire Madre Teresa di Calcutta in una lettera inviata a una coppia americana in occasione del matrimonio: «San Giuseppe è l'esempio più meraviglioso!», scrive Madre Teresa, «Quando si accorse che Maria era incinta, doveva fare solo una cosa: andare dal capo religioso e dire: “Mia moglie aspetta un figlio, non mio"... L'avrebbero lapidata: questa era la legge». Giuseppe, invece, «decise in cuor suo: 'Scapperò'. E la legge diceva che, se fosse scappato lasciando sua moglie incinta, avrebbero lapidato lui».
Madre Teresa non era teologa, ma la sua osservazione può essere illuminante. Secondo la santa della carità, ciò che Gesù fa nella sua Passione è modellato su ciò che fece il suo padre adottivo, Giuseppe. Vediamo perché. Nel vangelo di Matteo, si legge: «Dopo che Maria «si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto» (Mt 1,18-19).
Perché un “uomo giusto" dovrebbe lasciare sua moglie, proprio quando lei è in difficoltà? I Padri della Chiesa - e molti commentatori successivi - suggeriscono che Giuseppe, conoscendo e stimando la sua giovane sposa, sapeva che lei non era colpevole di nulla. «Giuseppe, conoscendo la purezza di Maria e stupito di ciò che stava accadendo, nasconde nel silenzio ciò di cui ignora il mistero» (san Girolamo).

Madre Teresa spiega cosa sarebbe successo dopo. San Giuseppe doveva affrontare la legge mosaica. Maria, incinta al di fuori del matrimonio, o aveva comesso del male oppure aveva subito del male. Secondo la legge: o doveva essere svergognata lei o qualcun altro. Giuseppe scelse «qualcun altro». Con quali conseguenze? La gravidanza di Maria sarebbe diventata presto evidente (senza che fosse mai stata avviata la convivenza con il marito). Cosa avrebbe detto Giuseppe al riguardo? Se avesse continuato a rifiutarsi di dare la colpa a Maria o a «chiunque altro», la gente (che non aveva avuto nessuna visita di angeli) avrebbe tirato una conclusione ovvia: Giuseppe stesso doveva aver messo incinta Maria e poi l'aveva abbandonata. E sarebbe stato lui quello da «esporre alla vergogna». In altre parole, agli occhi della gente Giuseppe decise di rendersi silenziosamente colpevole del peccato di un'altra persona e di soffrire al suo posto.
Se Madre Teresa ha ragione, il padre adottivo di Gesù non decise solo di soffrire per amore di Maria, ma per Maria e il suo Bambino non ancora nato. Si offri anche per Gesù.
Ora, mette i brividi pensare a Gesù che, incatenato e accusato ingiustamente, davanti al governatore romano Pilato e al tribunale ebraico, si ricorda della "scelta" di suo padre Giuseppe. Da vero figlio, vive
l'"obbedienza" anche del suo padre terreno.
Sa che noi siamo colpevoli e che meritevoli di punizione sono i nostri peccati. Ma piuttosto che vederci soffrire, si rende colpevole dei nostri peccati. Quando gli è chiesto di difendersi, non dice nulla: non ammette la colpa, perché non è colpevole; né si proclama innocente, perché questo ci avrebbe messo in pericolo. Preferisce il silenzio, firmando la propria condanna, ma ottenendo la nostra salvezza. Esattamente come Giuseppe aveva deciso di fare per Gesů. «Vedete il tenero amore di san Giuseppe per Maria?» concludeva Madre Teresa nella sua lettera. «La amava così tanto che avrebbe preferito che il popolo lapidasse lui piuttosto che lei. Questo è l'amore che io vi auguro». Auguri a tutti i papà!  GIOVANNI LAZZARA, direttore

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